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Protocollo d’intesa sulla lotta alle discriminazioni di genere, sulle molestie e la violenza nei luoghi di lavoro

lunedì 23 Novembre 2020

Raccogliendo le indicazioni della Consigliera di Parità della Provincia di Rovigo, dr.ssa Loredana Rosato, l’Azienda Ulss 5 ha condiviso un protocollo d’intesa, necessario a contrastare le discriminazioni di genere nel mondo del lavoro. Il percorso prevede anche il  il coinvolgimento delle diverse realtà sindacali e istituzionali del territorio. L’Azienda Ulss 5 Polesana, ha deciso di istituire un tavolo di monitoraggio, guidato dalla Consigliera, che abbia come finalità un piano di lavoro volto alla sensibilizzazione e alla formazione, di attori chiamati ad occuparsi del tema. L’obiettivo è la formulazione di proposte, azioni di prevenzione e contrasto al triste fenomeno. Le molestie si verificano quando uno o più individui subiscono ripetutamente e deliberatamente abusi, minacce e aggressioni in contesto lavorativo: ogni atto o  comportamento che si configuri come molestia o violenza, secondo le definizioni contenute e sottoscritte nell’accordo, è inaccettabile e va denunciato.

Il mobbing è una forma di terrore psicologico che viene esercitato sul posto di lavoro attraverso attacchi ripetuti da parte dei colleghi o dei datori di lavoro.
Le forme che esso può assumere sono molteplici: dalla semplice emarginazione alla diffusione di maldicenze, dalle continue critiche, alla sistematica persecuzione, dall'assegnazione di compiti dequalificanti, alla compromissione dell'immagine sociale nei confronti di clienti e superiori. Lo scopo è quello di “eliminare” una persona che è, o è divenuta, in qualche modo "scomoda", distruggendola psicologicamente e socialmente in modo da provocarne il licenziamento o da indurla alle dimissioni.
Le ricerche hanno dimostrato che le cause del terrore psicologico sul posto di lavoro vanno ben oltre i fattori caratteriali, con conseguenze di portata enorme, causando problemi psichici, disturbi psicofisici e depressione.

Secondo il monitoraggio effettuato dall’Ispesl (l'Istituto per la prevenzione e la sicurezza del lavoro), in Italia, su 21 milioni di lavoratori, le vittime di mobbing ammontano a circa 1,5 milioni. Il fenomeno è maggiormente presente al Nord (65%), colpendo per la maggior parte le donne (52%). Le categorie più esposte risultano gli impiegati (79%) e i diplomati (52%). Per quanto riguarda la durata delle azioni, il 40% dei casi ha una durata compresa da uno e due anni; il 30% dei casi oltre due anni; il 27% dei casi da sei mesi a un anno. Da recenti studi sullo sviluppo del fenomeno emerge con sorpresa che il mobbing colpisce non solo quadri e dirigenti, bensì anche addetti alle mansioni più semplici. Sarebbero loro le vittime preferite degli abusi psicologici in azienda. In Italia il fenomeno non viene diagnosticato adeguatamente ed è ampiamente sottostimato. Siamo ancora indietro dal punto di vista della diagnostica e della prevenzione rispetto a tanti altri Paesi europei e questo non è un dato a nostro favore. La vittima spesso non denuncia questi abusi ma si chiude in se stessa e agendo in questo modo confonde il Mobbing con la depressione.

“Le lavoratici e i lavoratori hanno il dovere di collaborare al mantenimento di un ambiente di lavoro in cui sia rispettata la dignità di ognuno – dice il Direttore Generale dr. Antonio Compostella – favorendo le relazioni interpersonali basate sui principi di eguaglianza e di reciproca correttezza”.

Ultimo aggiornamento: 14/04/2021